IQueens of the Stone Age a Milano ce l’hanno fatta, e alla grande. Dopo aver annullato il concerto all'AMA festival per un non meglio specificato “problema di salute”, e aver tenuto i fan milanesi con il fiato sospeso fino all’ultimo, il 6 luglio Josh Homme e soci tornano agli I-Days per l’ultima data del loro passaggio italiano inaugurato due giorni prima a Roma.
La giornata del festival meneghino, questa volta ospitato dall’Ippodromo Snai San Siro, si apre nel pomeriggio con i Kemama e i Vaccines, La band britannica capitanata da Justin Young porta il pubblico a fare un giro sul suo “furgoncino pieno di garofani rosa”, tra brani del nuovo album “Pick-up full of pink carnations” e canzoni meno recenti come la conclusiva “All my friends are falling in love”, con sonorità narrative e motivi accattivanti, tra chitarre, pop ed elettronica. È poi il turno dei Royal Blood, il duo inglese composto dal cantante e bassista Mike Kerrinsieme al batterista Ben Thatcher. Sul palco i due, accompagnati dal tastierista Darren James in alcuni brani, creano un muro sonoro capace di investire e abbracciare il pubblico, tanto da sembrare molti di più in scena. Mentre i nuvoloni grigi sopra l’Ippodromo non sembrano promettere bene, i Royal Blood scaldano i presenti con la potenza della loro ristretta strumentazione, tra distorsioni e cambi di ritmo, con un’ora di set che unisce brani dell’ultimo disco “Back to the water below” e pezzi ormai diventati loro cavalli di battaglia come “Trouble's coming” e “Figure it out”.
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Tutto sembra voler andare nel verso giusto quando si avvicina l’ora x: il cielo si apre e quando sono ormai le 21:30 gli altoparlanti trasmettono l’immancabile brano tratto dalla colonna sonora di “Conan il barbaro”. I Queens of the Stone Age fanno quindi il loro ingresso in scena e ognuno dei componenti della band raggiunge la propria postazione immergendosi nella minimale scenografia costituita da luci disposte in diagonale. “Hey, sister, why you all alone?”: la voce di Josh Homme entra con decisione e incisività sopra i riff di chitarre e le percussioni martellanti quando il concerto prende il via con “Little sister”, accendendo l’immediata risposta del pubblico. “Buona notte”, dice poi il frontman in italiano per salutare i fan sotto il palco dell’Ippodromo, provocando risate e affetto per la sua scarsa conoscenza della nostra lingua. Sono poche le parole che il cantante e chitarrista rivolge ai presentidurante la serata, lasciando totale espressione alla musica e non facendo mai riferimento alla cancellazione dello show della sera precedente.
Sul palco degli I-Days Homme non perde il suo carisma da rocker guascone - che negli anni ha fatto scuola a molti, a partire da Alex Turner degli Arctic Monkeys, per fare un nome - e la sua profondità cruda e diretta. Il frontman del gruppo non sembra mostrare segni di malessere e regala una performance da signore, che non perde tensione nella voce e precisione alla chitarra. Troy Van Leeuwen dà libero sfogo alla fantasia con la sua sei corde e voglia di muoversi, mentre Dean Fertita alle tastiere riesce a costruire le sfumature dei vari stati d’animo dei Queens of the Stone Age.
Dall’altro lato del palco arriva la seriosità scatenata del basso di .Michael Shuman, che trova alle sue spalle la furia unita a precisione stilistica di Jon Theodore alla batteria. Dopo un altro brano capace di spingere i cori a squarciagola del pubblico come "Smooth sailing”, il gruppo prosegue con maestria nel pescare dai suoi ultimi album pezzi che gli permettono di narrare un viaggio sonoro all’interno della propria storia, suonando “My God is the sun” e poi “The evil has landed”, prima di “Paper machete” dall’ultimo disco "In Times New Roman…”. “We shall drink, we shall dance, and we shall have a good f*cking time”, “Berremo, balleremo e ci divertiremo, cazzo”, è l’augurio, che suona come una promessa, che fa Josh Homme prima di uno dei momenti più belli del concerto con “Emotion sickness”, costruita con precisione dal vivo nota per nota, tra cambi di tempo e volumi, con la folla che canta il ritornello non appena le viene rivolto il microfono. Segue uno dei pezzi più belli del repertorio dei QOTSA, assente nella scaletta di Roma: "I sat by the ocean”, tratto sempre da quel gioiellino di “...Like clockwork”.
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I Queens of the Stone Age proseguono spediti nel loro show, affidandosi a velocità e frenesia, mentre il pubblico cerca di non perdere terreno e di non farsi mangiare vivo dalle zanzare che hanno preso di mira l’Ippodromo. Il buio della sera permette di godersi meglio la scenografia delle luci, che inquadrano la band in una impetuosa danza rock and roll I fan milanesi vengono appagati con canzoni come “The lost art of keeping a secret” e “Make it wit chu”, dove i cori degli spettatori si uniscono alle voci e ai suoni sul palco.
Cambia poi il piglio e il pit può tornare a scatenarsi sulla foga di “You think I ain't worth a dollar, but I feel like a millionaire" con la batteria come un martello pneumatico, che porta alla canzone più attesa dello show. Un riff di chitarra che si appiccica addosso, netti colpi di percussioni e una melodia dal carattere forte: “.No one knows” non delude i presenti, che inevitabilmente si accorgono di essere vicini alla fine del concerto. Un’ora e una decina di minuti dopo l’inizio del live, la velocità chiude il penultimo brano in scaletta, lasciando i fan in balia dell’intensità di un live che sta già regalando abbastanza. Senza interruzioni e senza bis, arriva anche il brano conclusivo della serata, un altro tra i più significativi della band: “A song for the dead”. La band lascia spazio ancora una volta a lunghe parentesi strumentali mostrando quanto ètuttora pulsanteil rock dei Queens of the Stone Age, che capaci di suonare ancoraal loro meglio, alla fine dello show milanese confermano la loro ormaipiena maturità.
Scaletta:
Little Sister
Smooth Sailing
My God Is the Sun
The Evil Has Landed
Paper Machete
Emotion Sickness
I Sat by the Ocean
Time & Place
Go With the Flow
The Lost Art of Keeping a Secret
Carnavoyeur
Make It Wit Chu
You Think I Ain't Worth a Dollar, but I Feel Like a Millionaire
No One Knows
A Song for the Dead